termine: 

rima

identità di suono dall’ultimo accento, es. paròla/caròla, tìngere/spìngere, pietà/volontà; in una quartina la r. può essere alternata (abab) o incrociata (abba); secondo il numero dei versi di una strofa vi sono diverse combinazioni; r. abbracciata (v. r. incrociata); r. antigrammaticale, se le parole che rimano non hanno forme grammaticali identiche; r. antisemantica, se si pone in evidenza un contrasto semantico; r. antonimica, fra termini opposti, es. onore, disonore; r. baciata, schema aabb; r. cara (v. rara); r. assonanzata, ha uguale la vocale tonica e la consonante o consonanti che seguono, ma non la vocale finale, es. porta, sorte; r. categoriale, fra parole con identico suffisso, es. lentamente, dolcemente (r. suffissale) o con stessa desinenza, es. sentire, venire (r. desinenziale); r. chiave, che può concludere una strofa o stanza e si ripete; r. chiusa (v. incrociata); r.ciclica, che ritorna nei versi quasi a rotazione; r. comiziale, v. in tmesi; r. continuata, quando è uguale per tutti i versi; r. dattilica, sdrucciola; r. derivativa, se collega due voci della stessa derivazione, es. fugge / rifugge; r. desinenziale, tra parole di uguale desinenza, es. cantare, mangiare; r. difficile, v. rara; r. equivoca, quando le parole sono uguali come suono ma diverse per significato, es. canto (angolo) / canto (canzone); r. equivoca contraffatta, es. chi ama | chiama; r. facile, per la quale sono disponibili molte parole; r. femminile, piana; r. franta, che in clausola si legge mantenendo l’accento sulla penultima sillaba, es. E men di un mezzo di traverso nón ci ha (Dante), non ci ha si pronuncia nóncia potendo così rimare con óncia e scóncia; r. grammaticale, se le forme grammaticali sono identiche; r. guittoniana, usata da Guittone e detta impropriamente aretina, fa rimare e con i; r. identica, tra parole uguale come suono e ignificato; r. imperfetta, se l’uscita è quasi uguale, es. solitario / aria; r. incrociata, schema abba; r. interna, che cade all’interno di un verso; cfr. rimalmezzo; r. iperdattilica, bisdrucciola; r. ipermetra, in genere fra parola sdrucciola e piana, es. gréto, sgrétola (Montale); a r. irrelata, il verso che non rima; r. leporeàmbica, che spezza il verso in più parti; r. martellante, per es. in -ate, -ite; r. maschile, tronca; r. ossitona, v. maschile; r. palìndroma, secondo la disposizione abcbac | cabcba; r. parossitona, v. femminile; r. perfetta, con la stessa identità di suoni; r. rara, con parole non comuni o difficili da rimare, es. fàllere / psàllere; r. per l’occhio, uguale graficamente ma non per l’accento, es. pòlvere, dovère; r. proparossitona, v. dattilica; r. per l’orecchio, coincide come suono ma non come grafia, es. camìce, Nietzsche (nice); r. ricca, che fa coincidere uno o più fonemi prima dell’ultimo accento, es. (mu)ratùra / (ca)ratùra; r. in tmesi, con una parola spezzata in tmesi, 2; r. semantica, se l’accostamento sonoro evidenzia una vicinanza semantica; r. siciliana, fa rimare la e chiusa con i (es. potére / sentìre) e la o chiusa con la u (doloróso / fùso); r. sincategoremàtica, che associa parole appartenenti alla stessa categoria, per es. avverbi con avverbi, aggettivi con aggettivi, ecc.; r. sottintesa, non viene indicata la parola che deve rimare con l’altra ed è segnalata generalmente con punti di sospensione, al fine di nascondere spesso una parola oscena, es. amica, f...; r. sufficiente, quando dall’ultima vocale accentata tutti i suoni sono identici; r. suffissale, tra parole di uguale suffisso, es. dolcemente, lentamente; r. terza, v. terzina; r. vocalica, che finisce con due vocali, es. farmacia, via; r. zero o negativa, se ricorre saltuariamente; al pl. (rime) si intende anche comp. poetico.


Modificato: mercoledì 5 marzo 2014 16.11  



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